LA TIPOLOGIA DEGLI STRUMENTI

Da un primo sopralluogo fu subito evidente che il numero di strumenti antecedenti il 1950 superava abbondantemente i 200 esemplari. Ho scelto la data del 1950 come limite ante quem per conservare una tipologia omogenea della strumentazione da recuperare. Il realtà sono stati recuperati anche strumenti posteriori a tale data e messi in grado di funzionare per esigenze didattiche.

Gli strumenti oggetto del restauro appartengono tutti ad un’epoca molto remota dal punto di vista dei paradigmi della scienza, un’epoca in cui, nonostante le recenti rivoluzioni apportate dalla relatività e dai primi concetti di meccanica quantistica, nel sentire comune sopravviveva la certezza che ciò che si diceva fosse vero e inconfutabile, del resto nel 1900 Lord Kelvin dichiarava finita la stagione della ricerca fisica: tutto ciò che c’era da scoprire era stato scoperto! L’insegnamento della fisica era strettamente connesso a quello della matematica ed accomunata a questa dal “tertium non datur”. Come studente, uscito dal Liceo imparai, prima dolorosamente per la perdita delle certezze, poi con sempre maggiore soddisfazione, che la fisica non era una vecchia cariatide, ma una scienza giovanissima in pieno divenire.

Gli strumenti dell’epoca di cui stiamo parlando (prima metà del ‘900) rispecchiano pienamente nella loro concezione e nella loro fattura i paradigmi della certezza e della definitività, infatti sono costruiti ispirandosi a modelli ottocenteschi non solo con scopi funzionali ma anche estetici e lucidi nella certezza che ciò che si vuol mostrare è verità assoluta ed immutabile. L’artigiano si è sbizzarrito a creare forme eleganti utilizzando materiali nobili ed ha dato il massimo della sua arte perché tutto fosse “giusto e perfetto”,. Gli strumenti costruiti più recentemente sono più approssimativi dal punto di vista estetico e, molto spesso, più che strumenti dedicati all’illustrazione di un singolo fenomeno sono assemblaggi d’apparecchiature atte a riprodurre una serie di fenomeni: si è perso per sempre il sapore ottocentesco dello strumento scientifico. Si aggiunga che gli strumenti attuali fanno sempre maggior uso di “scatole nere” a scapito della leggibilità tipica degli strumenti di concezione ottocentesca che conservano una grande validità didattica indipendente dalla loro effettiva funzionalità.

I maggiori costruttori della strumentazione in nostro possesso sono quelli istituzionali: Officine Galileo di Firenze, Philotecnica Salmoiraghi di Milano, Leybold germania, Phywe Germania, Physikalische Werkstatten Germania, Paravia Torino-Roma ma accanto a questi vi sono validissimi costruttori italiani minori quali Emilio Pizzigati di Forlì ed Antonio Tarquini di Roma. Non bisogna dimenticare l’atelier interno alla scuola che ha operato durante il periodo Franciosi-Mazza e che ha prodotto numerosi strumenti riconoscibili per la fattura artigianale piuttosto rudimentale nelle finiture ma ispirata agli stessi criteri sopra descritti.

 

Torna alla home page